La morte del maggior generale Heinrich Bolzano e le sue misteriose circostanze

2020.03.26. 09:49 :: JuhászBalázs

Il generale smarrito – 3° parte

magyar

Il maggior generale Heinrich Bolzano dopo il suo lungo servizio sul fronte russo fece una carriera impressionante, e si fece conoscere per le sue ottime capacità di comando. La seconda parte della nostra serie sulla carriera del generale austro-ungarico ha seguito le tappe principali di tale avanzamento, e ha finito di narrare gli eventi alla vigilia della battaglia del Montello. Tale parte conclusiva esamina le circostanze della morte, le quali sono piene di contraddizioni. Con tutte le fonti mancanti è impossibile stabilire cos’era la verità, ma in base alla memorialistica e ai documenti contemporanei italiani e austro-ungarici si possono scoprire particolari interessanti.

 

Il 15 giugno 1918 iniziò l’offensiva dell’esercito austro-ungarico presso il Piave. In base ai piani si doveva attraversare il fiume in diversi punti, ma questo non era sempre possibile. Il Comando Supremo italiano sapeva dell’offensiva, e fece diversi preparativi per rallentare l’attacco nel modo più efficace possibile. Erano molti a voler attribuirsi il merito di tutto ciò, l’articolo scritto da Mario Caracciolo di Feroleto sulla battaglia nel dicembre 1932 fu seguito da quasi tre anni di polemiche giornalistiche, e da un’inchiesta ministeriale prima che si fossero calmate le anime. Gli italiani nonostante avessero conosciuto in linea generale i piani dell’offensiva nell’area del Montello l’azione delle forze austro-ungariche colse di sorpresa la difesa italiana, e la 6° Armata comandata dall’arciduca Giuseppe conquistò Nervesa e arrivò ai limiti di Giavera. Tra le truppe che raggiunsero l’altra riva c’era anche la 25° Brigata di fanteria comandata dal maggior generale Bolzano. All’iniziale confusione degli italiani seguì l’irrigidimento delle linee, ed ebbe inizio la controffensiva. Il maggior generale Bolzano questo ormai non potè sperimentare, poiché morì il 17 giugno 1918.

Parlano diverse fonti, e più autori della morte del maggior generale, conviene esaminarli nell’ordine della loro pubblicazione.

La Domenica del Corriere era l’allegato del Corriere della Sera. Uscì dal 1899 al 1989, e durante la Grande Guerra grazie alle illustrazioni di Achille Beltrami mostrò diversi episodi interessanti dei combattimenti. Naturalmente tutto ciò serviva a sottolineare gli atti eroici italiani, quindi la rivista trattò da questo punto di vista la morte del maggior generale Enrico Bolzano von Kronstadt, scritto così, in forma italianizzata. L’illustrazione in questione era sulla copertina del numero 26 del 30 giugno – 7 luglio 1918. La didascalia era la seguente:

«L'audacia degli “Arditi” - Una pattuglia sorprende il generale di divisione Enrico Bolzano Von Kronstadt, accompagnato da due ufficiali. Gli ufficiali si danno alla fuga, e il generale, che aveva impugnato la rivoltella, rimane ferito a morte prima di aver potuto fare fuoco.»

È un comunicato succinto di cui sappiamo solo che dei soldati italiani spararono ad un generale lasciato al suo destino dai suoi stessi ufficiali.

La copertina del “Domenica del Corriere” sulla cattura del generale Bolzano La copertina del “Domenica del Corriere” sulla cattura del generale Bolzano
(Fonte: www.battagliadelsolstizio.it)

I soldati italiani che spararono al generale, o almeno affermavano di avergli sparato, erano degli arditi, e facevano parte del XXVII° battaglione d’assalto, comandato dal maggiore Luigi Freguglia. Egli propose la decorazione dell’ardito Enrico Buonanno, e tale proposta fu accolta. La motivazione era concisa:

“Insieme con un solo compagno si spingeva fuori dalle linee e catturava un generale nemico. Bosco Montello, 17 giugno 1918.”

L’ardito Enrico Buonanno, decorato con la medaglia d’argento al valor militare per la cattura del generale Bolzano L’ardito Enrico Buonanno, decorato con la medaglia d’argento al valor militare per la cattura del generale Bolzano
(Fonte: Facebook)

Il 22 giugno 1918 Anche il comando del XXVII° corpo d’armata commemorò l’evento. L’ordine del giorno portò la firma del tenente generale Di Giorgio, e il testo fu poi anche pubblicato in un libro: “…Il 15 corrente il XXVII° battaglione d'assalto, lanciato, appena scaricato dagli autocarri, nell'azione, conquistò di primo impeto, al canto dell'inno degli "Arditi", l'obbiettivo assegnatogli: strappò al nemico parecchi pezzi delle nostre artiglierie, già caduti in sua mano: catturò molte mitragliatrici, due lanciabombe e numerosi prigionieri. Si arrestò nella sua avanzata solo quando ne ricevette l'ordine; e il suo impeto fu cosi travolgente che ne fu investito il posto di Comando del comandante della 132" Brigata Honwed, generale Wolzano von Kronstadl, che, difesosi valorosamente, cadde sotto i loro colpi. Al valoroso reparto tributava un caldo elogio anche il comandante del VII° Corpo d'Armata, tenente generale Gandolfo, in un ordine del giorno del 26 giugno 1918 proponendo le dovute ricompense a tanto valore".

Il testo contiene diverse inesattezze, come la dicitura del nome del generale Bolzano, ed è importante piuttosto per le persone in essa menzionate. In base a tale ordine del giorno non era veritiera la motivazione della medaglia d’argento al valor militare dell’ardito Buonanno, poiché gli arditi che catturarono il generale Bolzano avevano già oltrepassato le linee italiane quando presero il contatto con il maggior generale. L’ordine del giorno apparve per la prima volta nel volume curato da Oreste Battistella, intitolato “Battaglia del Montello, XV-XXIII giugno MCMXVIII nel VI° anniversario”, e uscito per la prima volta nel 1924-ben, quando sia il generale Di Giorgio, sia il generale Gandolfo ricopriva posizioni di riguardo. Tale pubblicazione era anche la seconda occasione quando il pubblico italiano ebbe informazioni sulla morte del maggior generale Heinrich Bolzano. L’ordine del giorno riportava i reparti e i dati italiani in modo impeccabile, mentre il reparto del generale Bolzano era indicato erroneamente come 132" Brigata Honvéd. Tale sbaglio si ripeteva in diverse opere italiane, di cui fonte probabilmente era il già menzionato ordine del giorno. Era sbagliata anche la data, e in base alle altre informazioni a disposizione probabilmente non andava bene nemmeno la precisazione “difesosi valorosamente” sul comportamento del generale Bolzano.

La posizione durante la battaglia del Montello dell’imperial-regia divisione di fanteria n° 13 che incorporava anche la brigata di fanteria Bolzano La posizione durante la battaglia del Montello dell’imperial-regia divisione di fanteria n° 13 che incorporava anche la brigata di fanteria Bolzano
(Doromby József-Rée László (szerk.): A magyar gyalogság, Budapest, 1943. 122.)

Particolare di una mappa italiana sul territorio. L’area indicata con il rettangolo nero contenente un pugnale era la zona d’attacco del XXVII° battaglione d’assalto Particolare di una mappa italiana sul territorio. L’area indicata con il rettangolo nero contenente un pugnale era la zona d’attacco del XXVII° battaglione d’assalto
(Fonte: www.historicacollectibles.com)

Il maggior generale Bolzano trovò la morta nella zona cerchiata Il maggior generale Bolzano trovò la morta nella zona cerchiata
(Fonte: Associazione Storico Culturale Battaglia del Solstizio)

Intanto, nel 1920 era uscito in Ungheria il terzo volume, della serie Nagy Háború írásban és képben (La Grande Guerra in testi e immagini) che trattava gli eventi del fronte italiano, e sulla pagina 452 menzionò anche il generale Bolzano, come uno dei caduti. Quindi non si pensava nemmeno che egli fosse stato un traditore, oppure la sua morte fosse avvenuta in circostanze misteriose. Anzi, il volume lo citava come esempio da seguire, poiché incitava le sue truppe all’attacco in prima linea. Anche prima dominava il tono neutro: il numero 2 del Neue Freie Presse del 27 giugno 1918 a pagina 2 parlò soltanto della sua morte. Anche il rapporto del 25 giugno 1918 del Gruppo d’Armata Borojević scriveva allo Stato Maggiore della morte del generale Bolzano, precisando solo che era ferito e morì prigioniero. Non gli si attribuiva l’intenzione di tradire, solo la possibilità di una alienazione mentale. Le autorità italiane cercavano la spiegazione dello strano evento già prima di avere in mano dei documenti ufficiali del nemico. L’Ufficio Informazioni del Comando 8a Armata nel suo resoconto riservatissimo preparato nel luglio 1918 sulla battaglia del Montello affermava in base al resoconto di un prigioniero austro-ungarico che il generale Bolzano ebbe un grave dissidio con gli ufficiali del suo comando, i quali lo minacciarono di morte, quindi il generale disertò. Ipotesi interessante, ma non esiste alcuna prova che accerti tale supposizione, e se ci fosse stato alcun dissidio, il generale Bolzano non si sarebbe avviato verso le linee nemiche, ma verso la postazione dove si trovavano i suoi superiori.

Nel 1933 uscì il 7° volume delle memorie belliche dell’Arciduca Giuseppe, e il quarto capitolo di tale volume trattò gli eventi del giugno-luglio 1918. L’arciduca menzionò la morte del maggior generale Bolzano in diverse occasioni, ma la descrizione dettagliata si trova nell’annotazione del 24 giugno (pp. 636–637): “Dall’inizio del fuoco martellante sembrava un po’ strano, non del tutto normale. Non aveva pace, si rigirava continuamente e nonostante non fosse sua abitudine andava e veniva. Come so io, il 19 [giugno] lasciò il suo riparo senza cappello e arma, e disse all’ufficiale che voleva seguirlo di non accompagnarlo, poiché sarebbe tornato subito. Tuttavia quando non era ancora tornato per tanto tempo l’ufficiale cominciò a preoccuparsi e si accorse che il suo generale non andò dove disse di voler andare. Durante la ricerca scoprì nel modo seguente quanto avvenne. Il generale Bolzano così, come partì, senza cappello e arma, nel bel mezzo del più violento fuoco di artiglieria si affrettava verso la linea del fuoco, e la raggiunse senza alcuna ferita. Qua voleva passare dal nemico. Un sottufficiale ungherese lo intimò a non andare avanti, poiché in caso contrario sarebbe stato costretto a impedire l’esecuzione della sua intenzione con mezzi violenti. Il generale lo intimò a tacere, oppure lo avrebbe fatto fucilare e si affretto a passare dal nemico. Il sottufficiale – seguendo i suoi ordini sparò due volte al generale e lo ferì. Il generale – spero anche pazzo – morì presso gli italiani.”

L’arciduca Giuseppe sbagliò a indicare la data della morte e fece partire il mito del generale confuso, e forse anche traditore. Il resoconto conteneva anche altri errori, poiché il generale Bolzano doveva avere addosso il cappello, se quest’ultimo finì in un museo italiano, ed è contraddittoria sia la storia del sottufficiale ungherese, sia quella della pattuglia mandata a salvare il generale. Le memorie dell’arciduca Giuseppe furono quasi subito tradotte in italiano, e la parte che trattava la battaglia del Piave nel 1934 era pubblicata a curata dal Direttorio del Partito Nazione Fascista (La vittoria italiana del Piave nelle memorie dell'arciduca Giuseppe. a cura del Direttorio del Partito Nazionale Fascista, Milano, Tipografia del Popolo d'Italia, 1934). ENonostante tale traduzione l’interpretazione dei fatti offerta dall’arciduca si diffuse solo tra i lettori ungheresi. Anche perché i lettori italiani nel 1934 ebbero un’altra pubblicazione interessante, basata su un diario della Grande Guerra. Il già menzionato Oreste Battistella non si sa in quale circostanza, ma si procurò il diario della Divisione austro-ungarica n° 13. Il documento cadde in mano italiana probabilmente durante gli eventi dell’ottobre-novembre 1918, poiché l’originale non si trova nel Kriegsarchiv di Vienna. Battistella consegnò il materiale ad Ausano Faraone per farlo tradurre in italiano dall’originale tedesco, e di pubblicarlo. Grazie a tale collaborazione pubblicarono a nel 1934 a Milano il Diario della Battaglia del Montello e del Piave, il quale dopo dei documenti di carattere generale contiene le annotazione del 15–23 giugno 1918 del diario sopra menzionato. A pagina 141–142, sotto l’annotazione del 17 giugno delle ore 13 si legge quanto segue:

“Verso le 11 si comunica, che il generale Bolzano si recò assai presto nella posizione comandata: arrivò di certo presso il Comando della 25a Brigata Cacciatori, ma da allora non era più tornato! Alle ore 16 arriva avviso che detto generale von Bolzano si è diretto verso la fronte, e che non è più rintracciabile. Corre anche una diceria, che sia caduto prigioniero! In seguito a ciò il generale Schinnerer (Comandante del 26° reggimento Cacciatori) viene nominato in sostituzione, quale Comandante in capo di tutte le truppe sul Montello; ciò che si comunica telefonicamente a tutti i Comandi e Sottocomandi della fronte. Per vero il generale Von Bolzano verso le 11 ha sorpassato le linee avanzate, e ad onta del tempestivo avviso di ritirarsi, ha persistito nella marcia verso le linee nemiche: questo contegno non poteva spiegarsi, e la fatalità non poté essere evitata nemmeno coll’invio di una pattuglia sulle sue orme: da rilievi posteriori deve ammettersi una concezione errata della situazione o una confusione dei sensi: se pur il gesto coraggioso è per se stesso ammirabile, deve purtuttavia ritenersi deprecato, sia per la inutile temerità, sia per il grossolano errore. Più tardi si viene a conoscere che il generale Bolzano è stato ucciso da una raffica sparata da un mitragliere degli Arditi, appostato fra i cespugli.”

La traduzione italiana del diario è sfuggita all’attenzione dei ricercatori austro-ungarici, ne siamo venuti a conoscenza anche noi solo grazie alla nostra ricerca sul generale Bolzano. Sarà utile anche dopo, durante lo studio dei combattimenti sul Montello. Comunque, il suo studio ha già dato i suoi frutti, siccome grazie al diario possiamo stabilire con certezza che anche le autorità militari della Monarchia imputavano la morte del generale Bolzano a un ardito, e il generale era veramente confuso, e si avviava verso le linee italiane per un motivo sconosciuto.

La domanda fondamentale rimane ancora cosa spinse il generale ad agire, e se voleva veramente disertare, come faceva presumere la memoria dell’arciduca Giuseppe.

Il maggiore Luigi Freguglia, comandante del battaglione d’assalto che catturò il generale Bolzano Il maggiore Luigi Freguglia, comandante del battaglione d’assalto che catturò il generale Bolzano (Fonte: commons.wikimedia.org)

Il comandante degli arditi che causarono la morte del maggior generale Bolzano, cioè il maggiore Luigi Freguglia scrisse la storia del proprio reparto, di cui prefazione scrisse uno dei partecipanti dell’azione, l’allora tenente Giuseppe Bottai, comandante di una delle sezioni mitragliatrici del battaglione. Bottai al momento della pubblicazione del libro (Luigi Freguglia, XXVII. Battaglione d'assalto: Monte Piana, Montello, Vittorio Veneto. Milano, Carnaro, 1937.) era ministro dell’educazione nazionale.

Dalle pagine 26–27 del libro di Freguglia sappiamo, che era la pattuglia guidata dal tenente Bottai a tenere occupati i soldati austro-ungarici mandati dopo il generale, i quali ferirono a loro volta lo stesso Bottai. Invece erano gli arditi della 1a compagnia, a cui apparteneva anche il prima menzionato Enrico Buonanno ad occuparsi del generale. In base alla propria dichiarazione fu il comandante della 1a compagnia, il tenente Marco Bergna di Como a colpire il generale Bolzano, il quale subito dopo fu catturato. Si diceva che il generale avesse gridato più volte “zu Hilfe” (aiuto) verso gli arditi, e disse ai portaferiti la parola tedesca “General”, ma non mostrò nessun segno di voler disertare. Secondo Freguglia il generale ebbe diverse occasioni per farlo, poiché avrebbe potuto segnalarlo verso gli arditi, anche solo alzando le braccia, ma non percepirono nessun segno di tale intenzione. Quindi è alquanto probabile che il generale fosse stato turbato.

Naturalmente esiste anche una terza possibilità, e la morte del maggior generale Bolzano non era la conseguenza diretta né delle forze italiane, né di quelle austro-ungariche. I soldati italiani ebbero un ordine chiaro di catturare vivo gli ufficiali, se questo è possibile, siccome costituivano una buona fonte di informazioni. Considerando tutto ciò è valida anche l’ipotesi, secondo cui il maggior generale Bolzano si trovava nella prima linea durante i combattimenti e fu ferito dall’artiglieria. La sua scorta lo lasciò al suo destino, e incolpò dell’azione gli arditi italiani. Questi ultimi trovarono un generale nemico ferito e morente, e rivendicarono come proprio merito la sua cattura e ferimento. I comandi superiori italiani per comodità suffragarono tale tesi, mentre la parte austro-ungarica spiegava gli avvenimenti con la confusione di Bolzano. Segnalava l’intensità dei combattimenti che il generale Schinnerer, nominato come sostituto del maggior generale Bolzano morì lo stesso giorno al suo stesso comando, e si vedono segni di esplosioni di artiglieria anche sul binocolo del maggior generale Bolzano.

Il luogo della morte e la prima sepoltura del generale Bolzano a Giavera 

Il luogo della morte e la prima sepoltura del generale Bolzano a Giavera Il luogo della morte e la prima sepoltura del generale Bolzano a Giavera
(Fonte: collezione personale di Alberto Talamanca, le fotografie non sono mai state pubblicate fino ad ora)

Al posto di medicazione arrivò solo il cadavere del maggior generale Bolzano, e nel furore dei combattimenti non c’era tempo di occuparsene. Lo seppellirono velocemente e temporaneamente a Giavera, di fianco alla chiesa dietro alla casa canonica. Dopo la salma fu traslata nell’angolo nord-ovest del cimitero italiano “Guido Alessi” di Giavera, ma non rimane nessuna traccia né del cimitero, né della tomba. Il cimitero, portatore del nome di un eroe del Montello, lo svuotarono a partire dal 1932, e le salme furono portate entro 3–4 anni nell’ossario di Nervesa.

Il cimitero di Giavera nel 1921, dove portarono la salma del maggior generale Bolzano dopo i combattimenti Il cimitero di Giavera nel 1921, dove portarono la salma del maggior generale Bolzano dopo i combattimenti (Fonte: Associazione Storico Culturale Battaglia del Solstizio)

La copertina della storia del battaglione d’assalto che catturò Bolzano La copertina della storia del battaglione d’assalto che catturò Bolzano

Naturalmente gli italiani si impossessarono assieme al cadavere di tutti gli oggetti personali che aveva con sé il generale Bolzano. Il cappello, il portafoglio e l’orologio a tasca pervennero nel Museo della Guerra di Milano, ma tale istituzione subì i bombardamenti della seconda guerra mondiale, e gli oggetti elencati furono distrutti, o persi.

L’orologio a tasca, il cappello e il portafoglio del maggior generale Bolzano L’orologio a tasca, il cappello e il portafoglio del maggior generale Bolzano
(Fonte: Facebook)

Ci è pervenuto un oggetto personale. Il binocolo fu preso nel giugno 1918 da Angelo Ferrazza, ardito del XXVII° battaglione d’assalto. Il binocolo era per anni nel magazzino del 128° reggimento di fanteria di Firenze, dove ci applicarono anche un cartellino d’archiviazione per non dimenticarne la storia. Il cartellino è datato 1919, quindi è probabile che l’oggetto fosse diventato allora proprietà del 128° reggimento di fanteria. Nel 2008 il binocolo passò in mano privata da un magazzino del deposito del 78° reggimento Lupi di Toscana. Le lesioni sono riconducibili a esplosioni di artiglieria, e probabilmente il binocolo era ancora del generale Bolzano, quando si crearono i danni, poiché dopo la morte del maggior generale nessuno poteva avere l’intenzione di portare alla linea del fuoco il bottino.

Il binocolo Zeiss del maggior generale Bolzano 

Il binocolo Zeiss del maggior generale Bolzano Il binocolo Zeiss del maggior generale Bolzano
(Fonte: www.historicacollectibles.com)

Dal resoconto dell’ Associazione Storico Culturale Battaglia del Solstizio sappiamo pure che non sopravvisse alla battaglia del Montello nemmeno il cameriere personale del generale: egli passava il Piave ogni giorno per portare il pranzo del generale, e il terzo giorno dell’attacco, cioè il 17 giugno 1918 fu colpita la sua barchetta e il cameriere insieme al pranzo del generale perì nel fiume.

Il maggior generale Bolzano era un esempio tipico del corpo ufficiali della Monarchia. Sebbene avesse fatto una bella carriera, per ironia della sorte lo ricordiamo piuttosto per la sua misteriosa morte, mentre la confusione, che con grande probabilità causò la sua “gita” divenuta mortale poteva capitare a chiunque. Non sappiamo cosa successe alla sua famiglia e ai suoi eventuali discendenti, e saremmo grati se i nostri lettori potessero condividere con noi le eventuali nuove informazioni relative alla sua persona. Ricordiamo le sue gesta belliche e non le sue pecche. Chi sa come avremmo retto noi a quella pressione che in quelle circostanze gravava sui soldati…

(Il testo è stato tradotto in italiano dall’autore.)

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