Il servizio sul fronte del maggior generale Heinrich Bolzano fino alla battaglia del Solstizio

2020.02.27. 07:00 :: BartókBéla

Il generale smarrito – 2° parte

magyar

Heinrich Bolzano (1868–1918) dopo un breve servizio in presidio e uno più lungo di stato maggiore al momento dello scoppio della Grande Guerra prestava servizio con il grado di tenente colonnello a Budapest, in quanto comandante di uno dei battaglioni dell’imperial-regio reggimento di fanteria di Kecskemét N° 38, ma fra non molto ricevette compiti differenti e più impegnativi: per 3 anni era il comandante di un reggimento di fanteria, e poi di una brigata di fanteria sul fronte russo. Nella secondo parte della nostra serie sulla carriera dell’ormai generale austro-ungarico caduto il 17 giugno 1918 nella battaglia del Montello presso il Piave in circostanze misteriose parleremo delle sue gesta belliche, segnalando anche ora i collegamenti ungheresi della sua carriera

 

Heinrich Bolzano nella sua postazione di comando con comodi mobili civili Heinrich Bolzano nella sua postazione di comando con comodi mobili civili
(Fonte: www.kiefer.de)

Secondo la cronaca del reggimento di fanteria di Kecskemét N° 38 gran parte del reggimento, – compreso anche il battaglione di Bolzano – arrivò a Pétervárad per presidiare la frontiera, dove il 27 luglio cominciarono le operazioni. Dei dati attestano fino alla fine di agosto la partecipazione del tenente colonnello alla campagna di Serbia, quando i soldati del 38esimo passarono la Sava, si scontrarono con il nemico presso Dobrici e Szabács, ma dovettero ripiegarsi e continuare a difendere la frontiera.

Il corpo ufficiali del 38esimo reggimento di Kecskemét parte per Pétervárad nella primavera del 1914 Il corpo ufficiali del 38esimo reggimento di Kecskemét parte per Pétervárad nella primavera del 1914 (Fonte: www.magyarezredek.hu)

Heinrich Bolzano dal 7 luglio 1914 era ormai il comandante dell’imperial-regio reggimento di fanteria N° 88, e partì con questo reparto sul fronte russo, allora chiamato fronte settentrionale, dove servì per 3 anni. Il reggimento fu fondato nel 1883, e in base ai dati del luglio 1914 all’inizio della Grande Guerra faceva parte dell’8° Corpo d’Armata, della 19a divisione di fanteria, entro cui lo assegnarono alla 38a brigata di fanteria. In base ai dati di nazionalità il 72% dei soldati era di lingua ceca, il 26% era di lingua tedesca, la lingua di comando era il tedesco e il ceco. Il suo distretto militare era basato sulla città di Beraun, che si trova a 30 km a sud-ovest da Praga. Lo stato maggiore del reggimento insieme al battaglione n° II, III e IV era di stanza a Budweis, mentre il I° battaglione era stanziato nella Boemia meridionale a Neuhaus. Il battaglione di complemento, come anche nel caso di altri reggimenti cechi a causa della inaffidabilità all’inizio della guerra lo mandarono a Szolnok, nella caserma dell’imperial-regio reggimento di fanteria N° 68, dove addestravano per oltre tre anni i plotoni di marcia dei soldati cechi prima di mandarli sul fronte. Riteniamo sia un’ipotesi fondata presupporre che anche il colonnello Bolzano visitò in alcune occasioni il centro ungherese dei cechi del reggimento N° 88.

Nell’aprile 1916 sotto il comando del colonnello Heinrich Bolzano i battaglioni erano guidati dal tenente colonnello Josef Fritschek, Karl Wagner, Josef Wachter e Kamillo Polainer, ma lo stato maggiore era composto anche dai maggiori Natterer, Meissner, Schwarz, Würth, Herold, Grillo, Frendl e Raynoschek.

La cartolina dell’imperial-regio reggimento di fanteria n° 88 con lo stemma boemo e di Beraun La cartolina dell’imperial-regio reggimento di fanteria n° 88 con lo stemma boemo e di Beraun (Fonte: www.numisbids.com)

Ci è pervenuto un episodio dell’attività del reggimento N° 88 comandato dal colonnello Bolzano nelle cronache del regio reggimento di fanteria honvéd di Veszprém N° 31. Il III° battaglione del reggimento ungherese sotto il comando del capitano Ignác Kutassy difendeva il comune di Biskupice presso la Vistola a 50–55 chilometri a est da Cracovia contro i russi. Il 24 novembre 1914 gli honvéd di Veszprém occupavano l’altura n° 254, mentre i cechi erano sulla loro destra e sinistra, senza avere un contatto diretto. La sera alle 7 seppero che il colonnello Bolzano insieme alla maggioranza del suo reggimento si ritirò fino al comune di Kuchary, perché anche loro erano abbandonati dai reparti vicini. Il comandate della brigata, Rezső Schamschula per telefono chiese spiegazioni a Bolzano, e gli ordinò di tornare nelle posizioni originali, ma lui non eseguì neanche l’ordine datogli di nuovo un’ora più tardi. Il cronista del reggimento di Veszprém puntualizzò che il reggimento ceco lasciò le sue postazioni spontaneamente. Della ritirata generale che ne seguì non informò gli honvéd né il comando del reggimento, né quello della brigata, e neppure quello della divisione, quindi l’attacco dei russi all’alba del 25 li colpì di sorpresa e quasi tutti gli uomini del battaglione di Veszprém caddero prigionieri.

Il reggimento di fanteria ceco N° 88 nella battaglia di Biskupice secondo l’opera di Herczegh Géza intitolato A veszprémi honvédek hadtörténete (Cegléd, 1936. 118.) Il reggimento di fanteria ceco N° 88 nella battaglia di Biskupice secondo l’opera di Herczegh Géza intitolato A veszprémi honvédek hadtörténete (Cegléd, 1936. 118.)
(Fonte: www.magyarezredek.hu)

Alla fine del gennaio 1915 istituirono una brigata mista (combinata), comandata poi per 9 mesi dal colonnello Bolzano. La brigata ricevette una maggiore autonomia, e operò sotto il diretto controllo del Corpo d’Armata del generale Peter Hofmann. L’unità maggiore era composta da 3 battaglioni e mezzo dell’imperial-regio reggimento di fanteria N° 88, dal 3° battaglione dell’imperial-regio reggimento di fanteria di Jihlava N° 81, dalla 7° batteria del reggimento di artiglieria campale N° 8, dalla 9° batteria del reggimento di artiglieria campale N° 20, dalla batteria di obice da montagna N° 16, e da un reparto composto da volontari ucraini. La brigata al momento della sua creazione disponeva di 5800 arma da fuoco e di 11 pezzi di artiglieria.

I soldati del reggimento N° 81 andavano sotto le armi da Jihlava, e un ricercatore riteneva fosse importante sottolineare la loro provenienza morava, poiché Jihlava si trova in Moravia, mentre quelli del reggimento N° 88 erano boemi. Il reparto nazionale, dalla grandezza di una compagnia della Brigata Bolzano usata per missioni di ricognizione e di pattuglia faceva parte della Legione Ucraina della Monarchia Austro-Ungherese, dove anche le donne potevano diventare ufficiali (!). Erano gli studiosi e rievocatori della Legione Ucraina ad aver scoperto e restaurato i resti in Ucraina del bunker del colonnello Bolzano. Egli da allora in poi veniva chiamato anche con il nome arcaico “brigadiere”.

Il kappenabzeichen della brigata Bolzano dalla campagna di Russia con il motto di Francesco Giuseppe Il kappenabzeichen della brigata Bolzano dalla campagna di Russia con il motto di Francesco Giuseppe (Fonte: picclick.de)

La Brigata Bolzano è conosciuta anche dalla storiografia militare, visto che durante la battaglia dei Carpazi, nel gennaio-febbraio, e nella seconda parte di marzo 1915 faceva delle controffensive contro i russi nei pressi del Passo di Dukla. Dopo un riposo di qualche mese parteciparono alla battaglia di Gorlice, per poi essere distaccati sotto il comando dell’Armata Meridionale tedesca (Südarmee). Durante l’estate 1915 combattevano presso Stryj, partecipando a diverse disperate battaglie presso Bukaczowcze, Bóbrka, Gnila Lipa, Zlota Lipa e il Dnestr.

Qualche mese più tardi anche lo scrittore Ferenc Molnár, autore del romanzo I ragazzi di via Pál visitò il comandante Bolzano e i suoi eroici soldati ceco-moravi, i quali non portarono disonore ai loro audaci antenati ussiti. Nella sua cronaca intitolata Kierőszakolt átkelés – Öt nap egy ezred életéből parlando della traversata sotto il fuoco nemico del Dnestr del 24 giugno 1915 descrivendo i combattimenti sovrumani dei soldati del 35esimo reggimento di Plzeň e dell’81esimo di Jihlava come impressionanti esempi di coraggio. Secondo il giornalista i due reparti non appena arrivarono sull’altra riva respinsero 6 assalti alla baionetta dei russi, difendendo il testa di ponte per 5 giorni, finché il nemico non si ritirò.

Il kappenabzeichen dell’imperial-regio reggimento di fanteria N° 81 con il grido di battaglia Il kappenabzeichen dell’imperial-regio reggimento di fanteria N° 81 con il grido di battaglia (Fonte: www.vhu.cz)

La brigata nel settembre 1915 combatteva già presso il Siret, e raggiunsero Burkanow (ora Burkaniv, Ucraina) presso il fiume Strypa, dove dalla metà di settembre in poi costruirono le loro postazioni come anche il bunker del comandante della brigata e del suo stato maggiore. Alla fine dell’ottobre 1915 la brigata Bolzano ebbe il nuovo nome di imperial-regia brigata di fanteria N° 132, e questa rimase sul fronte russo per altri 19 mesi (!), cioè fino alla fine di luglio 1917. Per nostra grande sorpresa abbiamo dei dati sulla loro attività solo fino alla fine del gennaio 1916 , sebbene nel giugno 1916, durante l’offensiva Brusilov dovevano avere dei combattimenti disperati con il nemico, anche il bunker l’abbandonarono allora, per poi ritirarsi verso occidente, e a prepararsi per la difesa insieme al Corpo d’Armata davanti a Brzezany. Nel marzo 1917 anche Bolzano sentiva l’indebolimento dell’esercito russo, e gli effetti indiretti della rivoluzione sulla propria brigata, ma nel giugno 1917 dovevano ancora respingere la cosiddetta offensiva Kerenskij.

Il posto di comando della brigata Bolzano nella foresta di Burkaniv dopo la sua occupazione da parte russa Il posto di comando della brigata Bolzano nella foresta di Burkaniv dopo la sua occupazione da parte russa (Fonte: starefoto.trbr.in.ua)

Il bunker di comando della brigata Bolzano nel 2017 Il bunker di comando della brigata Bolzano nel 2017
(Fonte: www.ukrinform.ru)

Anche la cronaca di guerra del regio reggimento di fanteria honvéd di Pécs N° 19 menziona il colonnello Bolzano, comandante della brigata di fanteria N° 132, il quale aveva scritto una lettera al capitano Emil Derényi, comandante di un battaglione del reggimento di fanteria honvéd N° 309, il quale era stato organizzato da uno dei battaglioni del reggimento di Pécs. Il battaglione faceva parte della brigata nel testa di ponte di Zlotnik accanto allo Strypa. “Il 24 novembre 1915. Il 1° battaglione del reggimento N° 309 è sotto il mio comando da ormai due mesi e con la sua tenace resistenza nel testa di ponte di Burkanow aiutò a mantenere la postazione. Per questo esprimo la mia gratitudine e il mio riconoscimento al comandate del battaglione, ai suoi ufficiali e ai suoi soldati. Colonnello Bolzano.”

Il consiglio di comando del reggimento N° 88 nella foresta di Burkaniv Il consiglio di comando del reggimento N° 88 nella foresta di Burkaniv
(Fonte: commons.wikimedia.org)

Di questo periodo è stato pubblicata una fonte interessante 10 anni più tardi, quando l’inglese lord Rothermere, il quale in un suo articolo del 1927 proponeva la revisione del trattato di pace di Trianon, asserì che i cechi erano gli alleati dell’Intesa già durante la guerra. Il quotidiano Pesti Hírlap cercò di confutarlo citando rapporti ufficiali, prodotti da alcuni ufficiali austriaci a titolo informativo per la visione personale del comando supremo dell’Esercito. Certamente alcuni di questi rapporti contenevano molte esagerazioni, poiché ogni comandante cercava di fare bella mostrare dei propri soldati. Comunque, questi erano dei documenti importanti per dimostrare che la maggioranza dei cechi fece la sua parte nella guerra, poiché su reggimenti di falliti non avrebbero potuto scrivere dei rapporti pieni zeppi di lodi. Tra i rapporti c’era anche quella del colonnello Heinrich Bolzano, il quale è di particolare importanza anche perché riuscì a individuare il modo di stabilire quali reggimenti cechi erano affidabili, e quali invece no.

La linea del fronte presso il comune di Burkaniv (accanto al numero 39) durante lo sfondamento russo del giugno 1916 La linea del fronte presso il comune di Burkaniv (accanto al numero 39) durante lo sfondamento russo del giugno 1916
(Fonte: starefoto.trbr.in.ua)

„In quanto comandante precedente del reggimento di fanteria N° 88 e ora comandante di una brigata composta prevalentemente da cechi (i reggimenti di fanteria N° 81 e 88, chiedo il permesso di poter esprimere la mia opinione sul rapporto del Comando imperial-regio di Vienna del 12 ottobre e di poter trasmettere quanto segue. Prima di tutto chiedo al Comando del Corpo d’Armata di trasmettere tale rapporto nell’interesse generale del servizio. Come introduzione menzionerei che provengo da una famiglia tedesca della Boemia, ho passato là la mia infanzia, e ho prestato servizio per la maggior parte in un reggimento ceco (nel reggimento N° 11, di Pisek, composto al 75% da cechi). Parlo fluentemente anche la lingua ceca. I reggimenti attualmente sotto il mio comando si comportavano in modo inappuntabile, e hanno fatto il loro dovere fino all’ultimo. Questo è comprovato dalle numerosi decorazioni, dal gran numero di lodi scritti e orali dai diversi comandi superiori. Ora vengo a sapere che uno dei battaglioni di marcia del reggimento N° 88, il quale all’inizio della guerra combatteva in Serbia, dava motivi di apprensione per quanto riguarda l’affidabilità. Mi sono preso il tempo per esaminare tale fenomeno particolare e sono arrivato a tale conclusione.

I soldati del reggimento di fanteria N° 81 di Jihlava sulla fotografia di Antonín Kurka, farmacista militare di complemento I soldati del reggimento di fanteria N° 81 di Jihlava sulla fotografia di Antonín Kurka, farmacista militare di complemento (Fonte: ct24.ceskatelevize.cz)

In base alle mie esperienze il contadino ceco è un soldato e cittadino del tutto affidabile. Gli è del tutto estranea l’idea di voler vivere sotto un dominio diverso. La componente nociva all’interesse dello stato è composta esclusivamente dalle persone istruite che vivono in città, oppure abitano in campagna a causa della loro occupazione (insegnante, prete, impiegato). Questi uomini sono nella maggioranza membri del Sokol, di cui esistenza lo stato aveva sempre tacitamente tollerato. I primi battaglioni di marcia erano composti prevalentemente da riservisti i quali provenivano quasi esclusivamente tra gli insegnanti. Quindi da un ceto della popolazione, che era prone all’agitazione. Questo spiega come mai il primo battaglione di marcia è una fallimento, mentre tutto il reggimento proveniente dallo stesso comando di completamento è totalmente consono ai requisiti. È questa la spiegazione anche a come mai quei reggimenti, che hanno le zone di completamento in città o in territori di operai specializzati (i reggimenti di fanteria N° 28 e 36), sono inaffidabili, mentre quei reparti, che completano i quadri dalla popolazione rurale sono del tutto impeccabili.”

Sembra che il colonnello Bolzano dopo un servizio di 3 anni senza interruzione sul fronte russo con quelli del 88° e del 81° reggimento, da buon osservatore divideva in base a criteri obiettivi i soldati ceci affidabili da quelli inaffidabili. In base all’opinione dell’ormai defunto comandante di brigata era la minoranza della popolazione Boema ad essere stata infettata dall’agitazione pan-slava, mentre la maggioranza dei ceci, in campagna era fedele fino alla fine al dominio austriaco.

Per quanto riguarda il “brigadiere”, non doveva vergognarsi neanche lui, visto che durante il suo lungo servizio sul fronte grazie ai suoi prodi soldati cechi anche lui si arricchì di nuove decorazioni. Ricevette la decorazione di cavaliere di terza classe dell’Ordine della corona ferrea con aggiunte belliche, come anche la Croce di Cavaliere dell'Ordine austriaco imperiale di Leopoldo con la stessa decorazione.

Il distintivo dell’imperial-regio reggimento Landwehr di Vienna N° 24 trasformato poi in reggimento schützen. Traduzione di parte dell’iscrizione: “I beni e il sangue al nostro imperatore. I beni e il sangue alla nostra patria.” Il distintivo dell’imperial-regio reggimento Landwehr di Vienna N° 24 trasformato poi in reggimento schützen. Traduzione di parte dell’iscrizione: “I beni e il sangue al nostro imperatore. I beni e il sangue alla nostra patria.”
(Fonte: picclick.de)

L’estate del 1917 il colonnello Bolzano probabilmente su ordine superiore lasciò la sua brigata sul fronte russo che era in procinto di collassarsi, e non abbiamo ancora dati su di lui nei mesi seguenti, perché si legge solo alla metà del novembre 1917 della sua promozione a maggior generale, per poi essere nominato l’inizio del marzo 1918 comandante dell’imperial-regia brigata di fanteria N° 25, la quale allora era già sul fronte italiano. Le unità Landwehr cambiarono nome in Schützen proprio l’11 aprile 1917.

L’inizio del giugno 1918 l’imperial-regia divisione di fanteria N° 13 comandata dal tenente generale Ernst Kindl faceva parte del XXIV° Corpo d’Armata e si preparava presso il Piave tra Santa Anna e Villa Jacur alla grande offensiva. Faceva parte di questa grande unità la brigata di fanteria N° 25 del maggior generale Bolzano, composta dal II, III, e IV battaglione del reggimento Schützen N° 1 di Vienna, e dal I, II, e III battaglione del reggimento Schützen N° 24 di Znaim. Ambedue i reggimenti erano composti al 94% da soldati di madrelingua tedesca.

La vicina brigata di fanteria N° 26 era comandata dal colonnello Paul Schinnerer, e ricevette anche una compagnia di dragoni appiedati e un battaglione d’assalto accanto ai reggimenti di fanteria N° 14 e 25. Il 67% dei soldati del reggimento di fanteria N° 14 di Brno era ceco, mentre nel caso del reggimento di fanteria N° 25 di Kremsier il percentuale dei cechi era di 83%. Accanto alle due brigate di fanteria il Corpo d’Armata disponeva anche di 17 batterie e di un gruppo d’artiglieria dell’imperial-regia brigata di artiglieria da capo N° 13, e per garantire la potenza di fuoco necessaria all’offensiva il Corpo d’Armata ricevette anche 35 (!) batterie di vario tipo della regia brigata di artiglieria da campo honvéd N° 37. Era molto più preoccupante che accanto alla 4° compagnia aerea e gruppo di palloni aerostatici, secondo il diario dell’arciduca Giuseppe, comandante della 6° Armata, le 5 compagnie di zappatori e le 5 compagnie del genio avevano solo 4 scorte di pontoni da guerra. Il dramma del “brigadiere” Bolzano quindi dopo la Russia continuò in Italia, per poi avere una fine tragica nella terza puntata.

Croce di Cavaliere dell'Ordine austriaco imperiale di Leopoldo, conferito anche al colonnello Bolzano Croce di Cavaliere dell'Ordine austriaco imperiale di Leopoldo, conferito anche al colonnello Bolzano (Fonte: Wikipedia)

Tradotto in italiano da Balázs Juhász.

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